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Mercoledì, 09 Gennaio 2019 11:35

Indagine congiunturale I trimestre 2019

Confindustria Piemonte illustra i dati dell’indagine relativa al primo trimestre 2019, realizzata nell’ambito della collaudata collaborazione tra Confindustria Piemonte, Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese.

La rilevazione segnala un ulteriore, marcato raffreddamento del clima di fiducia dell’industria; per il terzo trimestre consecutivo le attese su produzione, ordini e occupazione peggiorano e i saldi ottimisti-pessimisti su produzione e ordini ritornano su valori negativi dopo 15 trimestri. 
Nel comparto dei servizi, al contrario, il clima di fiducia rimane espansivo, con indicatori attestati su valori positivi e in linea con quelli dei trimestri scorsi. Con ogni probabilità, la asincronia tra i due comparti è dovuta alla diversa struttura temporale del carnet ordini: nel caso dei servizi, infatti, un terzo delle imprese ha ordini per oltre 6 mesi, mentre nell’industria gli ordini sono generalmente a più breve periodo.

A livello territoriale, soltanto ad Alessandria e Ivrea prevalgono aspettative lievemente ottimistiche, ma con indicatori di poco superiori al livello di equilibrio. Negative le previsioni di Cuneo, Asti e Verbania, dove gli indicatori peggiorano sensibilmente rispetto ai mesi scorsi. Nelle altre aree la fase espansiva sembra essersi arrestata. 
A Torino, in particolare, il clima di fiducia è decisamente cauto e prevalgono, sia pure di poco, previsioni di contrazione di ordini e produzione. 
Il raffreddamento del clima di fiducia è particolarmente marcato nel comparto dei macchinari e apparecchi, che nei mesi scorsi era stato uno dei settori portanti della ripresa. Gli indicatori restano lievemente espansivi ma si avvicinano alla stagnazione. Attese decisamente più fredde, ma ancora di crescita, nel comparto della gomma-plastica e nelle manifatture varie (gioielli ecc.). Peggiorano la chimica e il tessile, con previsioni negative. L’alimentare registra la consueta flessione stagionale dopo il picco delle festività natalizie. Restano negative le attese per edilizia e impiantisti. L’automotive fa storia a sé, ma nel complesso le imprese prevedono una sostanziale stabilità dei livelli di produzione e ordini.

Più in dettaglio, nel comparto manifatturiero, il sondaggio di dicembre registra un ulteriore, marcato indebolimento di quasi tutti gli indicatori. In particolare, peggiorano le attese su produzione e ordini che tornano sfavorevoli dopo quasi quattro anni di crescita. In stallo l’export. Stabile su livelli ancora elevati il tasso di utilizzo degli impianti. Frenano in misura sensibile gli investimenti. Nessuna novità sul lato occupazionale, dove da alcuni trimestri le aziende non hanno in programma variazioni della manodopera. Leggero ma significativo aumento del ricorso alla CIG. 
Si amplia ulteriormente la “forbice” tra piccole e medie imprese, con indicatori di segno opposto per le due tipologie: pessimiste le imprese con meno di 50 addetti, cautamente ottimiste le imprese più grandi. 
Si indebolisce la correlazione tra propensione all’export e aspettative di produzione. Le attese sono infatti negative sia per le imprese presenti sul mercato domestico che per i grandi esportatori; fanno eccezione le imprese con una struttura delle vendite più diversificata. 
Nel comparto dei servizi gli indicatori rimangono stabili su livelli decisamente positivi. L’utilizzo delle risorse è stabile al di sopra dell’80%. Si rafforzano gli investimenti. Il ricorso alla CIG rimane marginale, si irrobustisce l’occupazione.

«L’indagine di dicembre conferma e anzi accentua i timori sulla tenuta dell’economia piemontese. Dopo quasi quattro anni il ciclo espansivo dell’industria manifatturiera sembra essersi concluso; i servizi non registrano ancora una inversione di tendenza grazie a una struttura più di lungo periodo del carnet ordini. Queste valutazioni non stupiscono dato il rapido, marcato peggioramento dello scenario complessivo in questi ultimi mesi. Ricordo il dato negativo sul Pil nel terzo trimestre, l’andamento molto debole della produzione industriale, il rallentamento dell’export, l’aumento della disoccupazione e l’effetto anche psicologico di interventi di politica economica incoerenti o dannosi e di un clima politico apertamente anti-industriale e contrario alla crescita - commenta Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte. - Per la nostra regione non si può non guardare con grande preoccupazione ai ritardi e alle incertezze nella realizzazione della Torino-Lione e delle altre infrastrutture strategiche. Un’inerzia che riguarda tutti i livelli di governo e rischia non solo di penalizzare direttamente un’industria votata all’export, ma anche di innescare una spirale di declino e progressiva marginalizzazione».

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