Lunedì, 06 Luglio 2020 14:39

Indagine congiunturale III trimestre 2020

Le previsioni delle imprese piemontesi per il terzo trimestre 2020

L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a giugno dal settore studi dell’Unione Industriale di Torino e di Confindustria Piemonte, la seconda durante l’emergenza Covid-19, non smentisce le attese. Il clima di fiducia delle imprese piemontesi rimane pessimistico, nonostante il mese di maggio abbia visto una graduale uscita dal lockdown.
Le oltre 1.200 imprese del campione non si attendono un miglioramento della situazione di mercato nei prossimi mesi. Gli indicatori sono sostanzialmente allineati a quelli di marzo. Nel comparto manifatturiero, oltre il 48% delle imprese prevede una riduzione della produzione, contro il 15% che si attende un aumento. Il saldo (pari a -33,3 punti percentuali) peggiora di 4 punti rispetto a marzo. Sostanzialmente analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 51% sconta una contrazione (contro il 13%). Era dal 2009, anno di picco della crisi scoppiata nel 2008, che non si registravano valori così negativi per produzione e ordini. Si aggrava il crollo dell’export e, soprattutto, della redditività.
Si impennano i ritardi nei pagamenti, che interessano oltre metà delle imprese. Esplode il ricorso alla CIG: oltre la metà delle aziende prevede di essere obbligata a fare ricorso agli ammortizzatori sociali. Percentuali così elevate non si erano mai registrate da quando esiste la nostra rilevazione (1975).
Il clima di fiducia è pessimistico in tutti i comparti, sia pure con sfumature un po’ diverse. Non fanno eccezione neppure i settori alimentare e chimico-farmaceutico, unici a non chiudere nei mesi di marzo e aprile.
Anche nel comparto dei servizi non vi sono miglioramenti significativi nelle aspettative delle imprese. Gli indicatori sono meno negativi rispetto a quelli dell’industria, ma restano comunque molto al di sotto del punto di equilibrio tra attese espansive e recessive. Oltre un terzo delle aziende prevede di ricorrere alla CIG e oltre la metà segnala ritardi nei pagamenti. A livello territoriale le differenze ci sono, ma il clima di fiducia è comunque improntato a un generale pessimismo. Le valutazioni delle imprese torinesi sono allineate alla media regionale.

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